sabato 19 ottobre 2013

Il mais, Saturno e i Nativi.

(Foto dal web)
Saturno è il pianeta più lontano dalla Terra e dal Sole. 
Ha un percorso lento e impiega 30 anni per percorrere l'intero zodiaco.
Il suo simbolo...
contiene la croce (come quello di Giove o di Venere), ma ha un forte radicamento alle cose terrene (l'onda che va verso il basso e curva verso destra). E' serio e rigoroso e se il rigore è spinto all'eccesso può condurre all'isolamento...
I Nativi Americani sono molto legati alla Terra e sul loro volto serio e rugoso si vede il "marchio" di Saturno...
Il loro alimento principe era il mais, prezioso chicco dorato racchiuso tra diversi strati di foglie...
Il giorno di Saturno è il giorno della riflessione: si "sfoglia" l'interiorità umana e si guarda la settimana appena conclusa, si fa ordine e si procede fino al proprio e personale "chicco dorato"...
Già se ne cibavano gli Incas nel Perù, i Maya e gli Aztechi in Messico e Guatemala. I Nativi lo consideravanoo un dono degli dei e lo celebravano con grandi feste in occasione della semina e del raccolto.
Non mi soffermo ad approfondire da un punto di vista storico quale sorte abbiano subito i Nativi e il loro "oro"... Dirò solo che il loro attaccamento alla Madre Terra è il motivo per cui mi sento così vicina al loro modo di pensare e di vivere!!!
Se vogliamo, possiamo vedere una "legge del contrappasso" in ciò che è accaduto agli europei che si sono cibati di solo mais per lungo tempo: la pellagra era una malattia che ha decimato la popolazione che si nutriva di sola polenta, data la povertà dilagante. (La prima rapida diffusione del mais in Europa si ebbe nel 1600 nelle regioni Balcaniche, allora facenti parte dell'impero Ottomano,  grazie alle condizioni climatiche favorevoli che assicuravano produzioni di granella più che doppie rispetto ai cereali tradizionali. Qualche tempo dopo il mais iniziò a diffondersi in Italia, probabilmente con varietà provenienti dai vicini Balcani (da cui forse deriva il nome popolare di «granturco»). Le regioni padane, e in particolare quelle nord-orientali, grazie al clima favorevole furono quelle che introdussero il mais nei loro ordinamenti colturali con larghezza tuttora insuperata.)
Certo è che la dieta dei Nativi era tale per cui nelle loro tribù non si è mai manifestata tale malattia!!!
Le proteine del mais sono prive di glutine, contiengono però zuccheri e amidi e hanno un effetto stimolante sul metabolismo del sistema muscolare.
Ha una spiga diversa da quella degli altri cereali: più grande, pesante, con chicchi ben più duri... e protetti da tante foglie, che li fanno maturare al riparo della luce solare e questo sembra davvero una magia, se pensiamo che sono gialli proprio come il Sole invece!!! E' come se ne assorbisse i raggi e il calore e lo conservasse all'interno...
(E' un po' ciò che succede anche alle olive: assorbono il calore del sole e lo rilasciano piano piano con l'olio che da loro si produce... Ecco perchè gli antichi lo usavano come cibo, come medicina e come combustibile per le loro lampade... No, non sto divagando!!!)
Nelle zone Padane i nostri antenati mangiavano polenta come unico pane (non c'era sempre la pasta, ammesso che ci fosse modo di avere farina per farla!!!) e la si mangiava soprattutto in inverno. Perchè? Perchè il suo colore scalda il cuore di chi se ne ciba: il giallo intenso risveglia il Sole dentro ogni commensale e non a caso sulla forma di polenta veniva posta una croce a benedizione del cibo che si stava per consumare e a protezione di chi ne avrebbe consumato. Il Mais è dunque uno dei cibi magici che danno protezione.
Allora ho preparato un connubbio tra polenta e fagioli rossi,
di quelli che di mangiano con le tortillias 
ed ecco qui la mia ricetta di oggi: Fagioli Fushion & polenta

Ammolliamo 300 gr di fagioli rossi (per 2 persone) dalla sera prima (devono stare a mollo almeno 24 ore, così si riducono i tempi di cottura; oppure comprateli già cotti e buttate via quasi tutto il liquido di conservazione)
Il giorno dopo cuoceteli per almeno 45 min in acqua non salata con un pezzetto di alga kombu ( se son già cotti, metteteli direttamente sul fuoco).
Quando saranno pronti, passateli in una padella capiente, in cui avrete fatto stufare una cipolla rossa a fettine sottili con poco olio e.v.o. Aggiungete salsa di pomodoro a piacere (almeno mezza tazza). Aggiungete salsa di soja q.b. e un cucchiaino scarso di tandoori, quello con tanta paprica però, lasciando che si addensi il sughetto. Mescolate e alla fine cospargete di prezzemolo tritato fresco.
Nel frattempo portate a bollore acqua salata per la vostra polenta: io uso quella rapida per diminuire i tempi (solo per la polenta adotto questa filosofia!!!) e utilizzo 125 gr di farina ogni 250 ml d'acqua. Fate voi le proporzioni a seconda di quanto sia "polentone" vostro marito o, comunque, chi condivide con voi il pasto.
La forma della stella è simbolo di protezione per eccellenza (con il cerchio): ricordatevi di porla sulla polenta prima di servirla e insieme alle cipolle, al prezzemolo e alle spezie si avrà un bell'effetto anti-influenze negative (di qualunque siano le loro origini!!!). Questa è una ricetta semplicissima, veloce e gustosa, oltre che assolutamente gluten-free e vegan!!!
E così ho completato l'argomento dei "cereali nel ritmo dei giorni della settimana"...

Buone magie a tutti!!!