mercoledì 4 giugno 2014

Sambuco magico

C'è un albero di sambuco che dà al di qua del muro di cinta e che già da qualche anno (da quando mi occupo di magia in cucina!!!) ha destato la mia gratitudine per i suoi meravigliosi fiori...
Si trova in un giardino incolto e abbandonato, ma i suoi rami confinano con il mio ed io posso tranquillamente, e senza fatica, raggiungerli per raccogliere coscientemente i suoi doni offerti con Amore e trasformarli in delizioso sciroppo.
Una delle tradizioni contadine legate al sambuco e alle sue proprietà medicinali era quella di inginocchiarsi sette volte di fronte alla pianta, perché sette sono le parti del sambuco utilissime per la cura dell’uomo: i germogli, le foglie, i fiori, le bacche, la corteccia, le radici e il midollo. I germogli sono utili per calmare la nevralgia, preparati in decotto consumato caldo. Le foglie curano le malattie della pelle, se applicate come impacchi, ma possono anche calmare il dolore e l’infiammazione di scottature e ferite e insieme ai fiori curano le emorroidi e gli ascessi.
I fiori, invece, sono un ottimo depurativo e diuretico, possono essere adoperati per contrastare il raffreddore e le malattie invernali quali influenze e febbri lievi (sono febbrifughi, rilassanti e stimolano la sudorazione), e sono un buon rimedio contro i geloni e la bronchite. Inoltre sono disintossicanti, curano gli occhi (irritazioni e orzaiolo) e, se usati in lozione, rendono la pelle morbida.
Le bacche curano le infiammazioni di bronchi e polmoni, se consumate in sciroppo; sono ricche di vitamine e quindi utili per prevenire raffreddamenti invernali, rinforzano il sistema immunitario e, sempre consumate in sciroppo, curano le infezioni. Inoltre sono lievemente lassative e quindi ottime contro la stitichezza.
La corteccia, similmente alle bacche, è lassativa, ma può essere anche emetica (favorisce il vomito), a seconda della quantità ingerita. Posta fresca sugli occhi cura le irritazioni.
La radice bollita e pestata cura la gotta e, infine, il midollo, ridotto in pappa e unito a farina e miele, lenisce il dolore provocato dalle lussazioni.
Il nome greco del sambuco significava “nutrimento di Demetra", mentre il significato latino  ha invece un’altra origine: da sambucus, che richiama la sambuca, una macchina da guerra triangolare (una sorta di ponte levatoio che veniva utilizzato durante gli assedi), in uso nel Medioevo, ma  indicava anche un piccolo flauto, ancora oggi facilmente realizzabile con un ramoscello di questa pianta priva del midollo interno.
In Bretagna, Danimarca, Russia e altri paesi, questa pianta veniva utilizzata per proteggere le case dai malefici; ma poteva anche attirare i poteri maligni, per esempio se veniva bruciato dall’uomo.
In molti paesi e culture, soprattutto celtiche e nordiche, esso era considerato una delle maggiori rappresentazioni della Grande Madre perché si diceva che il suo divino potere femminile scorresse nelle dure vene legnose della pianta e la rendesse quasi un essere animato che incuteva non poco timore.
I suoi colori mostravano soprattutto la Dea nel suo triplice volto, in cui i fiorellini delicati, profumati e bianchi rappresentavano la Fanciulla Vergine, il verde dei rametti e delle foglie la Madre rigogliosa e le bacche nero violacee la Strega oscura. Ma nonostante questo, secondo le tradizioni, era l’aspetto più potente e incontrollato della Strega a prevalere nel sambuco, a tal punto che si credeva che l’albero non fosse realmente tale, ma una strega trasformata in albero, o un qualche simile essere inquietante e pericoloso.
Per questo il sambuco era associato all’oscurità, alla magia, alla divinazione, ma anche al viaggio verso le profondità della terra bruna e, in particolar modo, alla morte: infatti il profumo dei fiori si diceva che portasse nell’Altromondo...
Il sambuco era dunque considerato dagli antichi una Porta di Morte, ma anche di rigenerazione e nutrimento, dato che ogni sua parte recava aiuto all’uomo contro malesseri e malattie e le sue bacche erano fonte di cibo .
Nel calendario arboricolo celtico, il sambuco è l’albero del tredicesimo mese, l’ultimo del ciclo, il cui apice corrispondeva al Solstizio d’Inverno e quindi al buio peggiore, alla sterilità e al freddo
Lo stesso numero tredici simboleggia la fine di un ciclo, ma anche l’Iniziazione e la rigenerazione, tutti poteri insiti nello spirito del sambuco e connessi alla sua natura oscura.
Sulla scìa di tutte queste informazioni (ma anche altre che si possono ritrovare nel web), mi sono dedicata alla preparazione dello sciroppo coi suoi fiori, che (guarda il Caso...) sono bianchi come quelli dell'acacia, delicatissimi, profumatissimi, commestibili e dalle mille proprietà...
L'anno scorso avevo anche fatto la marmellata... Quest'anno non ho avuto abbastanza tempo!!!
Ma voglio postare entrambe le ricette, poichè sono due preparazioni ricche di proprietà importanti!!!
Per lo sciroppo:
6 fiori maturi di sambuco
3 limoni bio lavati bene
1 bicchiere di aceto di mele oppure 30 gr di acido citrico (si acquista in farmacia)
1 kg di zucchero di canna bio (io ne ho messo solo 500 gr)
1 litro d’acqua
Procedimento.
Mettete i fiori non lavati (controllate che non abbiano qualche insettino e raccoglieteli  in un luogo lontano dal traffico) in un recipiente, aggiungeteci l’acqua, i limoni tagliati in 4, lo zucchero e l’aceto.
Chiudete il recipiente e agitatelo bene per qualche secondo.
Lasciate riposare per 3 giorni in un luogo fresco mescolando almeno una volta al giorno (se fa tanto caldo lasciate a riposo solo 2 giorni per evitare che fermenti).
Il terzo giorno prendete con le mani i fiori e i limoni e strizzateli bene. Prendete una garza, mettetela in un colino e filtrate il “succo” ottenuto. Mettetelo in una pentola capiente e portate ad ebollizione per 5 minuti. Imbottigliate e una volta raffreddato tappate. Questo sciroppo, avendo l’aceto, si manterrà a lungo in frigorifero almeno 3 mesi; se si metterà l’acido citrico, potremo gustarlo anche d’inverno, poiché durerà almeno 6 mesi...

Per la marmellata:
1 Kg di Mele già pulite
300 gr di zucchero (per me di canna bio)
100 ml di succo di mele bio
1/2 stecca di vaniglia (facoltativo)
un'abbondante manciata di fiori di sambuco
Procedimento.
Mettete in una pentola le mele tagliate a pezzetti e lo zucchero (più i semini di vaniglia se li mettete). Cuocete fino a che il tutto si è ridotto a composta, quindi aggiungete i fiori “sgranati” e puliti.
Cuocete finché avrà la consistenza desiderata. Versate in vasetti sterilizzati ancora bollenti e capovolgeteli, coprendoli con un telo, fino a che saranno raffreddati. Conservate in un luogo fresco ed al buio preferibilmente. Si conserva 6 mesi.

Buone magie a tutti!!!
^_^ 

1 commento:

  1. Eccomi Silvietta , un pochino in ritardo perchè al lavoro sono stati giorni impegnativi . Questo tuo blog è magico e lo sono anche le tue ricette . Amo tanto questo blog...lo sai.......e voglio un bene immenso a te ,amica mia dolcissima !!!! Un bacione e un abbraccio.

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